La cittadinanza repubblicana: riassunto

La cittadinanza repubblicana. Forma-partito e identità nazionale dalle origini alla democrazia italiana: riassunto del libro di A. Ventrone (33 pagine formato doc)

Appunto di fedesgorby

CITTADINANZA REPUBBLICANA

La cittadinanza repubblicana. Forma-partito e identità nazionale dalle origini alla democrazia italiana. LE PREMESSE - La seconda guerra mondiale, in Italia, fu una guerra totale: coinvolse la popolazione di ogni regione e di ogni età, e giunse fin degli angoli più sperduti del paese.

Invasa da eserciti stranieri in lotta tra loro, sconvolta politicamente per il crollo delle istituzioni e per la divisione in due stati contrapposti, agitata dalla messa in crisi delle tradizionali stratificazioni sociali a causa della miseria dilagante, percorsa dagli spostamenti della popolazione che fuggiva dagli sconti e dai bombardamenti sulle città, l'Italia smarrì la sua identità. Lo sfacelo dell'esercito rappresentò ed aggravò la crisi in cui la sconfitta e l'armistizio avevano gettato il paese, ma nello stesso tempo aprì nuove prospettive.
All'uscita dal regime autoritario, solo il vuoto di potere che si era aperto con la neutralizzazione del tradizionale detentore del potere coercitivo permise alle varie forze politiche di tornare rapidamente sulla scena pubblica, dopo venti anni di forzata clandestinità. Da questo punto di vista, il ruolo e la presenza delle masse sulla scena politica costituiscono un aspetto fondamentale della storia di quel periodo.

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LA CITTADINANZA REPUBBLICANA RIASSUNTO

Riguardo il secondo dopoguerra le conclusioni sono state spesso molto pessimistiche, si è arrivati addirittura a parlare, per il periodo seguente all’8 settembre, di morte della patria, di rapido disfarsi del vincolo di appartenenza comunitario, di dissoluzione dello Stato. Da questo punto di vista quella data, in cui si è diffusa la notizia dell'armistizio con gli alleati, è sembrata dare conferma dell'impossibilità stessa che l'Italia restasse uno Stato nazione.
In effetti solo da quel momento di idea di patria con un crisi profonda.
Basta pensare a cosa accadde la sera del 25 luglio del ’43, dopo che la radio diffusa la notizia delle dimissioni di Mussolini: tutta l'Italia esplose in incontenibile manifestazioni di gioia di cui slogan erano di genere patriottico: “viva l'Italia” “ viva il re”. Ciò che più colpisce di queste esplosioni festose è il ricorso a simboli nazionali per manifestare il rigetto della dittatura: l'uso dei simboli che non appartengono a un partito, ma tutta la comunità nazionale.
Non sarebbe stato così alla liberazione dell'Italia del Nord tra la fine di aprile e i primi giorni di maggio del ‘45. Allora, nelle manifestazioni per festeggiare la fine della guerra, si continuò ad usare il tricolore, a deporre corone presso i monumenti caduti, a cantare gli inni nazionale e risorgimentale; ma si udirono numerose anche le grida contro monarchia, così come si udirono suonare i canti politici proletari quali bandiera rossa e l'internazionale: i partiti erano maturati sulla scena politica.

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LA CITTADINANZA REPUBBLICANA VENTRONE

La seconda guerra mondiale, molto più della prima, ebbe un effetto duplice e contraddittorio sul nostro paese: da parte divise, dall'altra favorì la nascita e la diffusione di nuove esperienze comuni.
Nell'assistenza data ai prigionieri alleati fuggiti dei campi d'internamento, nel progressivo ampliamento delle attività qualitative della Chiesa, nell'aiuto offerto agli ebrei perseguitati e ai partigiani, si poteva cogliere il netto distacco della maggioranza degli italiani dai valori e dalle volontà del regime fascista. Queste esperienze avrebbero favorito anche il radicamento delle reti solidaristiche create dai partiti di massa.
Aveva preso il via un'intensa fase di mobilitazione sociale, in cui si erano rotte le vecchie forme di fedeltà e i tradizionali legami di ordine sociale psicologico e politico: ciò aveva reso gli italiani disponibili ad accettare nuove forme di comportamento. L'ideologia dominante del paese dell'ultimo ventennio sembrava uscire dalla storia, mentre i nuovi paesi, portatori di ideologie nuove, radicalmente alternative tra loro, si ponevano come guide future del nuovo assetto internazionale. Nell'Italia di quegli anni ebbe luogo quindi un vero e proprio trauma storico, che avrebbe condizionato profondamente lo svolgimento degli venti successivi.