Epicuro e la felicità: riassunto della filosofia epicurea

Come si raggiunge la felicità secondo Epicuro? Riassunto della filosofia epicurea e del punto di vista del filosofo sulla felicità

Epicuro e la felicità: riassunto della filosofia epicurea
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EPICURO: CHI ERA

Chi era Epicuro? E qual era la sua idea di felicità?
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Epicuro è un filosofo greco molto importante nel panorama del pensiero mondiale. La sua idea di felicità è diversa da quella di tutti gli altri filosofi della sua epoca, e per questo vale la pena ricordarla.

Tra le altre questioni che Epicuro indaga, ci sono la morte, la fisica e la natura dell'anima.

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LA FELICITÀ: COS'È

La felicità è essere ciò che la natura ha previsto per noi.

Per Socrate l’uomo felice (=>virtuoso) è quello che si occupa della conoscenza ed il bene corrisponde a riconoscerlo in ogni situazione.

L'Etica Eudemonistica di Socrate afferma che l’uomo, essendo ragione, ha nella conoscenza la massima virtù.

“Per essere felici di quante cose non abbiamo bisogno” --> noi dobbiamo guardare a cosa che realizzerà il meglio di noi (l’essenza di noi).

Per Platone l’uomo completamente realizzato è quello che compie la sua natura.

Le scuole di pensiero filosofico dell’epoca (Epicurei e Stoici) erano vere e proprie sette che creavano stili di vita con determinate regole (Come i Pitagorici).

Gli elementi comuni alle due scuole di pensiero erano condurre l’uomo a uno stile di vita sereno e frugale.

EPICURO E LA FILOSOFIA

I filosofi in quest’epoca sono materialisti.

Epicuro afferma che il solo vero piacere è in quiete e caratterizzato dall’assenza di dolore, che permette all’uomo di raggiungere la felicità. Secondo Epicuro la felicità inizia stando bene con se stessi. La felicità, insomma, è strettamente legata all'imperturbabilità, che consente un’autentica libertà.

Epicuro sottolinea l’importanza dell’uso della ragione per gerarchizzare i piaceri:

  • Piaceri naturali e necessari;
  • piaceri naturali non necessari;
  • piaceri non necessari e non naturali.

La felicità si lega ai piaceri naturali e necessari, ovvero quelli che hanno a che fare con la propria condizione e di cui si ha bisogno per mantenersi in vita: bere il necessario e mangiare il necessario.

Quindi diventa essenziale per Epicuro l’indipendenza dai piaceri e dai desideri.

Secondo il filosofo, la felicità è strettamente legata alla virtù, in quanto la virtù è l’unico mezzo per conseguire il piacere. 

La virtù, inoltre, è un’attitudine individuale che permette di scegliere con accortezza il piacere. 

Il pensiero di Epicuro e altri filosofi dell’epoca dice: “Siamo davvero sicuri che la felicità dell’uomo sia nelle cose e non nell’interiorità?”

La filosofia è come un “farmaco” che guarisce da una serie di mali che minano la felicità come la paura della morte, la sofferenza, il dolore. Ma vi è un “farmaco” anche per la paura degli Dei: “gli Dei non si interessano degli uomini e quindi non esiste questo problema”.

Epicuro pensa che la morte sia la questione che angoscia di più l'uomo perché turba il suo equilibrio interiore.

Per questo invita a una riflessione: accettare la morte con distacco e freddezza. “Quando c’è la morte noi non ci siamo, e quando noi ci siamo la morte non c’è”, dice. Bisogna tenere a bada questa angoscia.

La paura della morte è un tema molto affrontato da Epicuro. L’essere è in sé compiuto, perché nonostante i singoli individui muoiono, la specie continua. 

LO STOICISMO

I tratti tipici della scuola stoica sono la sottolineatura della virtù come unico mezzo per raggiungere la felicità e un ideale di vita austero e regolato unicamente dalla ragione. Si ha un modello di saggezza inteso come adeguamento all’ordine razionale del cosmo.

Alla base dell’etica degli stoici vi è la ricerca della felicità, che per loro consiste nel vivere secondo natura ovvero seguendo la ragione). Per gli stoici è irrilevante la condizione materiale ma è importante l’equilibrio con noi stessi. Si è felici se ci si accontenta di quello che si ha. L’uomo saggio è colui che riesce ad adattarsi ad un ordine reale perché vi è già qualcosa di razionale nella realtà, e dove l’adattamento non è possibile, è legittimo il suicidio, ma questo non deve essere una fuga dalla realtà.

Zenone è il fondatore della scuola stoica, ed è convinto che il compito della ragione sia guidare l’uomo verso un comportamento sereno. Al contempo, ritiene che che la felicità non possa essere conseguita se non tramite uno sforzo che purifica l’uomo da ogni elemento passionale: ecco il concetto di distacco.

La virtù diventa l’adeguarsi all’ordine necessario del tutto e il fine assoluto dell’azione morale, un fine assai arduo da raggiungere, che richiede disciplina, autocontrollo e applicazione.

Dall’affermazione che la virtù è la sola a guidare l’uomo alla felicità ne deriva la svalutazione di tutti i beni esterni, considerati indifferenti. Lo stoico, infine, tende ad una estrema apatia, cioè a un completo distacco dalla pietà e dalla compassione.

SAGGEZZA EPICUREA E SAGGEZZA STOICA

Possiamo riassumere così le differenze fra saggio epicureo e saggio stoico:

  • Saggio Epicureo: L'imperturbabilità è una caratteristica che gli consente di vivere una vita distaccata dalle circostanze esteriori. Dalla saggezza derivano tutte le altre virtù.
  • Saggio Stoico: Il Saggio Stoico è l’unico essere felice in quanto conosce l’inclinazione tipica di ogni uomo. La virtù è conoscenza e il saggio è in grado di attuarla nella vita pratica. Il Saggio vive in un mondo assolutamente distaccato.

ETICA EPICUREA ED ETICA STOICA

Etiche delle due Scuole Filosofiche:

  • Etica di Epicuro: può essere considerata come un etica Eudemonistica perché si occupa della felicità
  • Etica degli Stoici: si occupa del dovere e del vivere secondo la ragione e la razionalità, non secondo la propria felicità. Bisogna fare ciò che è necessario

Ci si dà la possibilità del suicidio, che non deve essere vissuto come una fuga dalla realtà ma attuato solo per cause di alto livello.

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